Abbiamo intervistato per voi i vincitori assoluti del Conad Jazz Contest 2025, i Saihs. composti da Giulio Tullio al trombone, Giulio Mari alla tromba, Giulio Barsotti al contrabbasso, Matteo Zecchi al sassofono tenore, Edoardo Battaglia alla batteria e Lorenzo Fiorentini al pianoforte.
I Saihs propongono un repertorio jazz di brani originali, che ha come riferimento le sonorità del jazz moderno e contemporaneo e di arrangiamenti di standard della tradizione jazzistica.
La prossima settimana faremo un focus sulla band e sui membri, per ora ecco qui come hanno risposto alla loro prima intervista ufficiale da vincitori!
Come vi sentite dopo aver vinto il concorso? Quali sono le vostre emozioni e reazioni iniziali?
Dopo lo stupore e l’emozione inziale per aver vinto uno dei concorsi per jazz band emergenti più prestigiosi e riconosciuti nel panorama internazionale, abbiamo subito compreso di essere di fronte ad un’imperdibile occasione di far ascoltare il nostro repertorio al pubblico nei palchi e festival jazz tra i più importanti d’Italia.
Non siete nuovi al Contest, avendo partecipato a passate edizioni. Come vi siete evoluti musicalmente in questi anni? Cosa secondo voi ha dato quella spinta in più per farvi vincere?
Nel maggio del 2023 abbiamo deciso di fondare il sestetto proprio per partecipare al Conad Jazz Contest. In quell’edizione non venimmo selezionati tra le band finaliste. Nel 2024 e nel 2025 abbiamo invece avuto l’opportunità di far parte dei 10 gruppi che si sono esibiti ai Giardini Carducci durante il Festival. Da quel primo “tentativo” sono passati poco più di due anni. Durante questo periodo di tempo non abbiamo mai perso l’energia e la determinazione di continuare a trovarci per suonare o creare gli arrangiamenti dei nostri pezzi. Il successo del 2025 crediamo sia frutto di un percorso di crescita, individuale e di gruppo, sempre in evoluzione. A questo sicuramente si aggiunge una voglia di condividere l’uno con l’altro l’esperienza della vita quotidiana anche al di fuori dell’attività musicale.
Avete avuto l’opportunità di esibirvi su altri palchi importanti prima di partecipare a questo concorso? In che modo queste esperienze vi hanno influenzato come musicisti?
Negli ultimi due anni, grazie anche alla vittoria di altri concorsi, siamo riusciti a portare la nostra musica su palchi di importanti Festival jazz italiani (come il Piacenza Jazz Festival e l’Eddie Lang Jazz Festival) e a registrare il nostro primo album. L’emozione e l’impegno di portare i propri brani su un palco è un’esperienza che ci ha sempre molto stimolati e ci spinge a confrontarci continuamente su come affrontiamo i live. Ogni concerto lo viviamo come un piccolo tassello all’interno di un progetto di crescita e di sviluppo delle nostre idee musicali.
Come descrivereste lo stile musicale del vostro sestetto? Quali sono le principali influenze e quali elementi distintivi lo caratterizzano?
Il nostro stile strizza sicuramente l’occhio alle sonorità del jazz moderno. Abbiamo tutti come riferimento la musica di Immanuel Wilkins, Walter Smith III e Joel Ross, ad esempio. Dall’altro lato è impossibile prescindere dalla tradizione dei gruppi jazz come i Jazz Messengers, o gli ensembles capitanati da John Coltrane, Miles e Benny Golson. Alle influenze provenienti dal jazz si affiancano anche quelle di matrice classica. Infatti, la maggior parte di noi sta seguendo o ha seguito un percorso di formazione classico e/o contemporaneo. Di fronte all’etereogenità di tutte queste suggestioni musicali il rischio è sempre stato quello di creare dei brani stilisticamente incoerenti tra di loro. Uno degli obbiettivi principali, a livello di composizione, arrangiamento e poi in fase di concertazione è stato quello di far rientrare tutti i pezzi all’interno di una sonorità comune e riconoscibile.
Cosa pensate che abbia colpito la giuria durante le vostre esibizioni? C’è stato qualche momento particolare che avete sentito avesse fatto la differenza?
Non sappiamo se ci sia stato un momento preciso della nostra performance che abbia fatto la differenza agli occhi della giuria. Rispetto all’edizione dell’anno scorso abbiamo proposto dei brani con arrangiamenti ancora più strutturati e stilisticamente differenti da quanto suoniamo di solito. Abbiamo cercato di dare un volto il più possibile nuovo alla nostra musica. L’abbiamo fatto osando e mettendo la nostra identità in discussione. Credo che collettivamente abbiamo corso un rischio che è stato premiato.
Appuntamento alla prossima settimana per conoscere più da vicino la band