10 anni di Contest, tempo di bilanci.
Intervistiamo Alberto Saccavini, stage manager di Umbria Jazz, che ha gestito in questi anni il palco sul quale si sono esibiti i finalisti delle varie edizioni che hanno fatto la storia del Contest.
Abbiamo chiesto ad Alberto di raccontarci i segreti del suo lavoro, prezioso per preparare il palco ai partecipanti e far sì che si possano esibire tutti al meglio.
Partiamo dal tuo ruolo all’interno del Contest. Quali sfide devi affrontare principalmente nella tua posizione come stage manager? Come riesci a coordinare il tuo lavoro con le esigenze dei singoli artisti o delle loro band?
Il palco dove si svolgono i concerti della finale, i Giardini Carducci, è una location ricca di appuntamenti ed i 10 finalisti del contest distribuiti su tre giorni fa parte del turnover di band che caratterizza questo palco. La sfida principale è quella di riuscire a rispondere alle esigenze di ognuno nel poco tempo a disposizione.
Quali sono le attrezzature che consideri essenziali per garantire il successo di un concorso musicale? Quanto tempo richiede preparare il palco per ogni esibizione di artisti?
La fortuna di inserire il contest in un palco che è già rodato ai tre giorni di festival che precedono l’inizio della finale e dalla varietà di band che già sono passate sul palco è sicuramente il principale vantaggio per me in qualità di stage manager e soprattutto per i miei colleghi fonici. Ogni band ha bisogno di un tempo relativamente breve per settare i propri strumenti e fare un breve “line check” al posto di un vero e proprio “sound check”. È stato scelto questo approccio sia per rispettare i tempi del festival che per dare a tutte le band le stesse opportunità mettendo a disposizione di ognuno lo stesso slot di tempo.
Qual è stato il tuo momento preferito nella posizione di stage manager nel corso degli ultimi 10 anni di questo concorso?
È sempre lo stesso, vedere l’emozione negli occhi di questi ragazzi un attimo prima di salire su un palco prestigioso come quello di Umbria Jazz!
Quali sono state le sfide o le difficoltà maggiori che i finalisti hanno dovuto affrontare durante il concorso? Come li aiuti a risolvere queste difficoltà?
Il tempo a disposizione, breve set-up e performance, ma uguale per tutti, è sicuramente la maggiore difficoltà, soprattutto per quelle band con delle esigenze tecniche più complesse per la presenza di elettronica o strumenti acustici che non erano ancora passati su quel palco prima. Un altro fattore è sicuramente la giovane età dei partecipanti che spesso coincide non la non elevata abitudine a calcare palchi importanti come può essere quello di Umbria Jazz. Qui tutti noi che lavoriamo sul palco cerchiamo di essere il più disponibili, accoglienti e rilassati possibile in modo da smorzare eventuali più che comprensibili ansie e paure dei concorrenti. Cerchiamo di mettere a proprio agio gli artisti accompagnandoli a una performance la più naturale possibile in modo da poter davvero mostrare il loro talento alla giuria e al pubblico presente.
Qualche band più difficili da coordinare durante le esibizioni?
Tutti coloro che non si fidano della nostra esperienza e professionalità e che restii ai nostri consigli, non capiscono che noi siamo lì solo per far si che la loro performance sia la migliore possibile.
Quali sono i tuoi trucchi per coordinare efficacemente gli addetti ai lavori ed i musicisti durante l’allestimento del palco?
Il mio ruolo sul palco è principalmente quello di far rispettare i tempi del Contest, sempre ristretti ma equamente distribuiti tra tutti i partecipanti, far rispettare il palco e quindi l’attrezzatura presente, ma anche e soprattutto quello di creare un ambiente amichevole, tranquillo e rilassato in cui gli artisti possano pensare solo alla musica e non a questioni tecniche o organizzative.